“Pantani è tornato”, Davide De Zan

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Rating “Lo Sport Insegna®”: 4/5

Siamo di fronte ad un libro che scava nel profondo per arrivare a trovare un filo di luce sulla storia di Marco Pantani, un campione ucciso due volte, a Madonna di Campiglio il 5 giugno del 1999 e a Rimini il 14 febbraio di 5 anni dopo.
Davide De Zan è figlio d’arte e assorbe la passione per il ciclismo dal padre, il grande Adriano De Zan che per ben quaranta lunghi anni è stato l’uomo di punta della RAI, la voce, la passione, l’anima del ciclismo nelle sue coinvolgenti telecronache.
Come scrive De Zan Pantani viene ucciso due volte: a Madonna di Campiglio si assiste all’epilogo del Campione, mentre a Rimini viene ucciso l’Uomo.
E’ la ricerca di una Giustizia per l’amico Marco Pantani che spinge De Zan, assieme a Tonina (la mamma di Marco) e ad Antonio de Rensis (l’avvocato scelto dalla famiglia di Marco) a lottare con coraggio e a raccogliere nuovi elementi che possano spingere la magistratura a riaprire il caso.
Nel libro prima della prefazione è riportata questa frase di Marcel Proust: “L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere occhi nuovi”.
Riprendendo la frase di Proust De Zan invita il lettore a valutare il “materiale” messo a sua disposizione con attenzione perché sono molte le cose che -dal suo racconto- non quadrano in tutta la vicenda: a partire dal valore dell’ematocrito rilevato nel 1999 prima della conclusione del Giro d’Italia fino ad arrivare a quello che è successo la mattina del 14 di febbraio del 2004 nella stanza D5 del Residence Le Rose a Rimini.
Il racconto si snoda su tre filoni: l’amicizia che lega l’autore a questo immenso atleta e i due luoghi chiave ossia Madonna di Campiglio e Rimini.
A Madonna di Campiglio a Pantani crolla il mondo addosso: insieme alla maglia rosa gli sfilano l’onore e un gran pezzo di vita ed è proprio da quel momento che per il Pirata inizia una vera e propria discesa agli inferi che trova a Rimini il suo triste epilogo…è overdose per il giudice…suicidio per molti…omicidio per altri ancora!
E pensare che De Zan in una recente intervista ha dichiarato: “Nel libro con c’è neppure la metà di quello che avrei potuto scrivere. Prima però ogni notizia é stata messa a disposizione di chi ancora oggi sta svolgendo le indagini”.
Ad impreziosire di contenuti il libro sono le dichiarazioni fatte da Vallanzasca che facevano riferimento a delle confidenze fatte a lui da un suo amico detenuto anche lui in carcere che, una settimana prima della fine del Giro d’Italia gli aveva anticipato che Pantani non sarebbe arrivato a Milano al traguardo e che sarebbe stato fermato prima.
E perché qualcuno avrebbe dovuto avere degli interessi a bloccare Pantani? “E’ semplice, Pantani adesso viene pagato pochissimo, ma i suoi avversari sono quotati a 10, anche a 12, perché non c’è gara. La scommessa è lì pronta da fare” rivelò l’amico in carcere al bel René.
Prendono quindi corpo due parole: complotto e criminalità organizzata che fanno eco a una terza parola…omicidio!
A mio avviso condivido la presa di posizione di Giorgio Terruzzi che si è occupato della Prefazione quando invita ogni lettore a farsi una propria idea sulla vicenda accogliendo in toto, in parte o per niente il punto di vista dell’autore. Una cosa però è certa: De Zan è uscito vittorioso perché assieme alla mamma di Marco e all’avvocato della famiglia Pantani è riuscito, con il suo puntiglioso “lavoro”, a far riaprire le indagini nell’agosto del 2015 da parte della Procura di Rimini.
Libro ben scritto che coinvolge emotivamente il lettore e tocca al cuore il tifoso fino a portarlo a tendere una mano in cielo al Campione e all’ Uomo che come nessun altro ci ha fatto sognare vedendolo sui pedali ad affrontare le salite più difficili della storia di Giro e Tour.

A cura di Lorenzo Ruspi

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