Intervista a Francesca Ferretti

FrancescaFerretti

Come e quando ti sei avvicinata al mondo della pallavolo?

Mi sono avvicinata alla pallavolo all’ età di 10 anni circa, nella palestra vicino casa dove allenava un amico di mio papa, che un giorno gli disse di portarmi a qualche allenamento.

Da piccola quali erano gli sport che praticavi? E’ stato un amore a prima vista quello con la pallavolo o ci sei arrivata per gradi?

I primi sport che ho praticato sono stati la ginnastica artistica e il nuoto: la ginnastica mi piaceva moltissimo, ma l’ho dovuta abbandonare per la mia altezza,mentre nel nuoto tornavo a casa con un senso di solitudine che mi fece capire che la mia strada doveva essere in uno sport di squadra. E da lì il mio incontro con la pallavolo.

Che ruolo hanno avuto i tuoi genitori, la tua famiglia nello spingerti a praticare sport e nell’incoraggiarti ad arrivare dove sei arrivata?

Siamo una famiglia di sportivi: mio papa gioco’ in seria A a pallavolo e fu l’allenatore di mia mamma, mio fratello ha giocato fino alla serie b2, quindi anche il mioavvicinamento allo sport è stato abbastanza naturale, senza forzature di sorta da parte della mia famiglia.Nella mia carriera pallavolistica mi sono sempre stati vicino soprattutto nei momenti difficili, incoraggiandomi a non mollare mai.

Quali sono stati i tuoi maestri di vita e di sport? Quali sono i tuoi modelli?

Mio papà è stato il mio maestro di sport, la mia famiglia i miei maestri di vita e i miei modelli senza dubbio. Sportivamente parlando ho sempre ammirato atleti come Alex Del Piero, Kobe Briant e Andrea Giani.

Mente, cuore e corpo: in che proporzione contano in quello che fai?

Mente e cuore un bel 80%: sono una persona che quando fa qualcosa e dà qualcosa lo fa con tutto il cuore e la mente, poi viene il corpo, che a mio avviso conta relativamente.

Cosa ti sentiresti di consigliare ai giovani (anche ai più piccoli) che si avvicinano oggi alla tua disciplina?

Consiglierei prima di tutto di divertirsi, cosa che ritengo fondamentale quando si e’ giovani, e di non abbattersi alla prima difficoltà. Consiglierei vivamente la pallavolo perché è uno sport che insegna molti valori: insegna a stare in gruppo, a rispettare le regole ed a condividere gioie e dolori, forza del collettivo e delle comunità.

Quali sono i valori chiave per te nello sport che pratichi e che – a tuo avviso – possono essere usati dai più giovani nella vita di tutti i giorni e dai manager all’interno delle organizzazioni aziendali?

Come detto prima i valori chiave della pallavolo sono il saper stare in gruppo, il rispetto delle regole del gruppo, la condivisione delle emozioni, la forza del collettivo e della comunità.L’interno delle organizzazioni aziendali può essere paragonato benissimo ad una squadra, dove ognuno ha il suo compito, ma allo stesso tempo ognuno è dipendente dall’altro, deve rispettare le regole interne e per ottenere risultati è indispensabile il gioco di squadra.

Come si dosa lo stress e si vince anche sotto pressione?

E’ difficile, questo va ammesso: con il tempo e l’esperienza si imparano a gestire tutte le situazioni di stress e pressione, a volte anche con l’aiuto di persone competenti come il mental coach, una figura sempre più presente nell’ambiente sportivo e non.

Quale è fino ad oggi il ricordo più bello della tua carriera agonistica? Che immagini hai davanti ai tuoi occhi? Perchè è il ricordo più bello per te?

Il mio primo scudetto vinto nel 2008 con la Scavolini Pesaro. Ho ancora davanti a me le immagini dell’ultimo punto, quegli ultimi secondi e la sensazione di esserein una bolla di sapone… Penso sia il ricordo più bello perché fu la mia prima vittoria importante con un club.

C’è mai stato un momento nella tua carriera dove volevi smettere o c’è stato un episodio/ un motivo che ti aveva portato a dire basta? Se si…in quell’occasione cosa ti ha fatto reagire?

Si, c’è stato un momento della mia carriera dove ho detto “adesso basta, smetto, non ne posso più”…E’ successo tanti anni fa, era il mio secondo anno fuori casa ed ero caduta in uno stress molto profondo dopo una serie di episodi poco felici…In quella occasione l’appoggio della mia famiglia fu fondamentale, loro mi diedero la forza per superare quel momento critico, andare avanti e uscirne più forte di prima.

3 pregi e 3 difetti del tuo carattere e come impattano sul tuo ruolo di atleta.

Pregi: buona, altruista e solare. Questi pregi mi fanno stare praticamente sempre bene con la squadra e “sopportare” bene le situazioni non gradite. Difetti: permalosa, impulsiva e gelosa…caratteristiche che non influiscono tantissimosul mio ruolo di atleta ora, ma hanno influito un pò di più quando ero piccola.

Che opinione hai degli atleti che in momenti di difficoltà cercano delle “scorciatoie” (doping o altre forme) per raggiungere con meno sforzi i propri traguardi?

Non mi sento di giudicarli, penso solo che andrebbero aiutati perché tutti sbagliamo, ma tutti abbiamo anche il diritto ad una seconda possibilita’.

Quanto è difficile bilanciare la tua vita agonistica a quella privata? Bisogna essere campioni anche in questo?

Sicuramente non è facile; personalmente per me è stato molto difficile finire le scuole e cambiare spesso città. Inevitabilmente anche i rapporti con amici e famiglia sono un pò più complicati ma con il tempo ci creiamo il nostro “mondo” e ci costruiamo così la nostra vita fuori dal campo.

Quanto è importante per te avere davanti agli occhi degli obiettivi chiari?

Per me è sempre stato molto importante anche se con il tempo e l’esperienza ho imparato che le cose possono cambiare da un giorno all’altro e di conseguenza anche gli obiettivi, e bisogna essere bravi a resettare e ripartire da zero.

Rimanendo in tema di obiettivi: quale è il prossimo?

Il mio prossimo obiettivo personale e’ stare bene con me stessa e trovare serenità, l’obiettivo sportivo è quello di migliorarmi giorno dopo giorno e diventare un punto di riferimento per le mie compagne.

Quale è la tua canzone preferita o quale potrebbe essere la colonna sonora dei tuoi successi?

Questa è una domanda molto difficile perché ogni mio successo è collegato ad un colonna sonora differente; mi piace associare i vari ricordi a canzoni; ma se proprio devo sceglierne una, scelgo “4 minutes “di Madonna.

Che ruolo ricopre l’impegno Sociale nella tua vita di atleta? Cosa può fare lo sport e in particolare la pallavolo per aiutare i più bisognosi?

L’ impegno sociale nella ma vita di atleta ricopre un ruolo molto importante e fondamentale; con il tempo ho capito quanto siaimportante anche solo prestare il mio volto per promuovere una campagna benefica, perché la gente ci conosce e viene così attratta dall’ evento. La pallavolo, ma lo sport in generale, può essere un grande veicolo per campagne sociali e per sensibilizzare la gente.

Sei superstiziosa? Hai dei riti scaramantici che fai prima di ogni competizione o degli oggetti portafortuna?

Non sono particolarmente superstiziosa, il giusto diciamo: il sale lo passo tranquillamente da mano a mano! Però prima di ogni partita mi piace ripetere più o meno la stessa routine di sempre.Anni fa per esempio usavo sempre lo stesso top per le partite. Di solito i miei oggetti porta fortuna sono quelli che mi regalano i miei genitori o le mie migliori amiche.

Quanto ti alleni? Raccontaci la tua giornata tipo.

La mia giornata tipo e’ abbastanza standard: sveglia, colazione e allenamento (se c’è la mattinata libera o dormo un pò di più o mi dedico un pò a me stessa), poi pranzo, riposo dopo pranzo, allenamento pomeridiano(circa 2h 30), cena e relax a casa. Poi può capitare che si esca a cena o qualche uscita con gli amici, sempre in relazione ai miei impegni del giorno successivo.

Ci racconti il tuo primo successo?
Il mio primo vero successo fu l’oro europeo pre-juniores nel 2000 in Repubblica Ceca. Eravamo partite come favorite e ricorderò sempre le parole del mio allenatore di allora, Andy Delgado, che, una settimana prima del torneo, parlo’ con me e Valentina Fiorin, ci disse che lui si sentiva che avremmo vinto l’oro e che io e Valentina avremmo preso anche i rispettivi premi individuali. Beh… finì proprio così, una finale emozionante con l’Italia oro, io e Valentina premiate miglior palleggiatrice e miglior schiacciatrice del torneo! Mio papà in lacrime in collegamento telefonico con mia mamma a casa che gli raccontava tutto in diretta ….Questa scena l’ho ancora impressa nella mia mente come se fosse ieri..

Quanto è cambiato il mondo della pallavolo negli ultimi anni? E’ una questione di tecniche? Di preparazione? Di maggiore competizione? Di fisico?

Negli ultimi anni la pallavolo è cambiata soprattutto dal punto di vista fisico, l’altezza media si è alzata parecchio e di conseguenza anche la fisicità. Forse per questo aspetto fisico la componente tecnica si è leggermente abbassata, puntando più su salto e forza invece che sul migliorare il gesto singolo.

La sconfitta che significato ha per te?

La sconfitta ha un sapore amaro, amarissimo: non fa dormire il più delle volte, si pensa e si ripensa agli errori commessi, a cosa si avrebbe potuto fare di diverso e in più; ma allo stesso tempo deve esser presa come stimolo per ritornare in palestra e migliorarsi, deve essere cancellata subito.

Quanto è importante fare sacrifici per arrivare in alto?

Partiamo da un punto: non si potra’mai arrivare in alto senza aver fatto dei sacrifici, perché il talento è una cosa, di fenomeni ne nascono uno ogni 30 anni. Per capire: il talento non basta per arrivare in alto, bisogna coltivarlo, allenarlo, bisogna soffrire e soprattutto bisogna fare rinunce per arrivare a raggiungere i proprio sogni.

Quanto è importante una mentalità robusta e un atteggiamento mentale positivo?
Una mentalità robusta e un atteggiamento mentale positivo sono importantissimi per andare avanti. Penso che valgano quasi di più che un allenamento fisico buono perché una mente libera e positiva e’ fondamentale per qualsiasi tipo di successo.