“Ayrton Senna. La vita in quattro giorni”, Beppe Donazzan

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Rating “Lo Sport Insegna®”: 4/5

Qualsiasi libro su Ayrton Senna arriva diretto al cuore del lettore perché Ayrton è stato capace di farsi amare “quasi” da tutti non solo come pilota, ma come uomo prima di tutto.
Beppe Donazzan, bassanese, è una delle firme più conosciute del giornalismo motoristico italiano. Ha seguito per anni la carriera di Senna: sulle piste del mondiale come inviato per il giornale “Il Gazzettino” di Venezia e come accompagnatore nei viaggi in Veneto dove Ayrton incontrava le aziende che sponsorizzavano la sua attività in Formula 1 (De Longhi e Segafredo) o che realizzavano prodotti con il marchio “Senna” (Carraro e Montegrappa).

E’ un racconto intenso, carico e veloce come lo era il protagonista, capace di stupire sempre e di emozionare una intera nazione (e non solo!). E’ un libro che si legge tutto d’un fiato in poche ore e che ripercorre il vissuto di uno dei più grandi piloti di tutti i tempi nei suoi ultimi quattro giorni di vita: tutto parte da quel 28 Aprile 1994 quando Ayrton Senna atterra con il suo jet Hawker 800 all’aeroporto “Allegri” di Padova. Il pilota deve incontrare Enrico Carraro per presentare la mountain-bike versione “Ayrton Senna” prodotta da Carraro prima di proseguire per Imola dove sa benissimo che l’imperativo è “Non sbagliare!” per recuperare punti a un giovane Schumacher che sembra- con la sua Benetton- già aver preso il volo dopo 2 vittorie nelle prime due gare.

Nei quattro giorni raccontati da Donazzan passa per Ayrton una intera vita davanti ai suoi occhi e l’autore ci dipinge un Senna stranamente teso. E come non esserlo visto quello che succede a Imola nei giorni precedenti la gara: un incidente drammatico occorso all’amico Rubens Barrichello, la morte di Roland Ratzenberger alla curva Villenueve e il continuo presentimento prima della partenza che la sua Williams lo potesse tradire.

La tensione sul volto di Senna sembra non svanire nemmeno alla partenza e i più attenti scorgono in lui qualcosa di diverso dalle solite volte.

“Il via. L’attimo più drammatico per un pilota, il momento più spettacolare per il pubblico. L’inizio di un gran premio è la scena madre, la più pericolosa, la più imprevedibile, la più terribile, nella quale tattiche o strategie sono azzerate dall’imponderabile.”

Una volta partiti e dopo l’apparizione della safety-car per l’ennesimo brutto incidente al via è già lotta accanita tra Ayrton e Schumacher. La William si Senna allunga subito sul tedesco e “il campeao dipinge curve sempre uguali, sembra correre sui binari. Driving to perfection, guidare verso la perfezione è il suo motto. Ed è così anche in quel sesto giro di Imola”.

Poi succede qualcosa di veramente strano in una curva, il Tamburello, difficile solo per i campioncini, ma non sicuramente per lui: corregge lentamente il volante a sinistra e la macchina spancia su una giuntura del nuovo asfalto alla velocità di 310 km/h ed in quell’istante Ayrton si rende conto che qualcosa non funziona perché non riesce a fare la curva come vorrebbe. Il muro si avvicina inesorabile e la sua Williams tira dritta verso l’esterno mentre il campione cerca di frenare sempre più portandola a 210 km/h, ma senza riuscire ad evitare il tremendo scontro contro il muro di protezione. La ruota vola in alto, la macchina rimbalza, si affloscia e si ferma e il casco gialloverde di Senna si piega lento verso sinistra. Sono le 14:17 e un sipario di dolore cala su tutte le persone presenti, su tutti i telespettatori, su tutti e su tutto: è il pianto del mondo!

Ayrton dopo 19 minuti dallo schianto viene caricato su un elicottero con direzione Bologna in quello che sarà il volo dell’illusione.

Nei nostri cuori però questo grande pilota rimane e lo ricordiamo col sorriso. Senna, racconta sua mamma, “era così buono che avrebbe voluto che gli altri godessero delle cose che lui aveva. Ha aiutato molta gente, lo ha fatto sempre in silenzio. Non voleva che gli altri sapessero”.

La bontà di Ayrton continua grazie alla sua famiglia e alla Fondazione Ayrton Senna nata proprio del 1994 perché “la gente ricca non può vivere a lungo in un’isola circondata da un oceano di povertà”.
Il libro si chiude con il racconto della ricerca di una verità su quello che veramente è successo quel giorno perché si potesse restituire a lui e alla famiglia un po’ di giustizia e invece il circo della Formula 1 non si ferma mai: tutti assolti alla fine di un lungo processo.
“La morte del campione più amato è ancora là che attende risposta. E giustizia.”

A cura di Lorenzo Ruspi

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