“Numero 1”- Gigi Buffon

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Rating “Lo Sport Insegna®”: 4/5

Il libro è piacevole, veloce da leggere ed aiuta a scoprire meglio il protagonista non solo come calciatore, ma come uomo.

Il miglior portiere del mondo ad oggi in circolazione non ha la minima vergogna nel raccontare come anche i migliori possono attraversare a volte dei momenti difficili: quello che conta è sapersi rialzare più forti di prima.

Gigi Buffon racconta da subito nel primo capitolo di come sia riuscito a rialzarsi da un momento difficile della sua vita, quando nel 2004 era caduto in depressione e non era contento della sua vita, del calcio, del suo lavoro in pratica! In quella situazione la sua forza è stata quella di non avere vergogna di parlare e di aprirsi agli altri per farsi aiutare trovando supporto nel club nella figura di Riccardo Agricola (il medico) e in una psicologa che per un mese le è stata vicino. Dopo aver toccato il basso, grazie agli aiuti che ha avuto, Gigi è tornato più forte e con una convinzione in testa ben chiara: “I soldi non sono tutto”. E aggiunse: “…in certe situazioni i soldi con la tua vita non c’entrano nulla, non c’entrano con i tuoi valori, con quello che hai imparato, che impari ogni giorno e che puoi trasmettere a chi ti sta accanto”.

Ripercorrendo con allegria la vita di Gigi si capisce fin dai primi passaggi che ci troviamo di fronte ad una eccellenza. La sua maestra una volta scrisse: “Potrebbe essere il leader della classe”. E noi aggiungeremmo…e non solo! Gigi è una persona umile (“io venivo da Pertegada, dagli scaffali del negozio di famiglia, dalla stufa dove si asciugavano i vestiti, da un piccolo mondo fatto delle solite facce, dai riti consolidati”) ed ha una dote importantissima ossia una forte inclinazione ad adattarsi ai cambiamenti e ad apprendere (“Il pensiero di una cosa nuova mi blocca per un attimo, poi mi butto”).

Buffon non ha iniziato subito la sua carriera fra i pali, ma ha capito da subito che quello sarebbe stato il suo posto ideale: “Io penso di essere un predestinato. Non ho cominciato come portiere, ma questo era il mio ruolo. Forse il subconscio c’entra qualcosa in questa storia. Oppure ci sono segnali che ognuno deve interpretare. A un certo punto mancava il portiere della squadra e così lo sostituii io per una partita facendomi apprezzare”.

Le opportunità o il caso comunque nella vita non bastano e lo dimostra il fatto che con Gigi in collegio c’erano molti altri ragazzi con un talento immenso che però non ce l’hanno fatta ad arrivare dove lui è arrivato e che dopo 4 o 5 anni hanno abbandonato. A questo riguardo nella prima metà del libro è Buffon stesso a darci la sua chiave di lettura a proposito: “quando ci rifletto arrivo sempre alla stessa conclusione…tutto quello che possiedo è per i sacrifici che ho fatto prima, non per quello che sto facendo ora”.

Il protagonista ritorna più volte nel corso del racconto- scritto con la collaborazione del giornalista del Corriere della Sera Roberto Perrone- sul concetto che la felicità sia costruita con i valori che hai e con le scelte che fai: “ci vuole anche un po’ di fortuna per prendere la strada giusta, ma ognuno sceglie la sua strada e si costruisce il suo destino”. Gigi ha fatto sempre delle scelte coraggiose nella sua vita e ha resistito a tante tentazioni come quella di cambiare maglia quando la sua Juventus è finita in B a seguito di Calciopoli oppure quando ha tirato indietro la mano di un suo amico che gli aveva appoggiato in bocca una pasticca di droga in discoteca ricordando il tutto con queste parole: “Magari a tanti altri è successa la stessa cosa e quella pasticca l’hanno presa convinti di non fare nulla di male. Può accadere. Io so solo che quel ragazzo non lo vidi più. Tre anni dopo seppi che era morto di overdose”.

Il libro ripercorre molti episodi della carriera di Gigi sia al Parma, società con la quale ha esordito in serie A nel 1995 contro il Milan, che alla Juventus e in Nazionale.

Della carriera in bianconero Buffon rimpiange la mancata vittoria della Champions League contro il Milan all’Old Trafford, mentre ricorda anche l’anno in serie B della Juve a seguito della retrocessione per i fatti di Calciopoli. Lui è infatti uno dei simboli della Juve che ha scelto di seguire la squadra in B legando il suo nome alla rinascita bianconera.

Per chiudere un passaggio simpatico è stato quello del racconto di Buffon circa la scelta del numero di maglia 88 che aveva fatto nel 2000, il primo anno in cui al giocatore era concesso di poter scegliere il proprio numero di maglia.

Buffon chiese lo “00” perché per lui era il simbolo delle palle, della rinascita dopo l’infortunio che gli aveva impedito di andare all’ Europeo in Belgio e Olanda. Ricevuto il no dalla società allora optò per l ‘”88” che di palle ne aveva ben quattro!

Scoppiò il finimondo perché quel numero per i nazisti significava “Heil Hitler” e quindi il responsabile sport della comunità ebraica di Roma pretese le sue scuse! Gigi non ne sapeva niente e quando la società glielo chiese non ebbe nessun problema a scusarsi e a cambiare il numero in “77”.

Buona lettura.

A cura di Lorenzo Ruspi

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